Ne parliamo con Andrea Miotti Presidente de L'Impronta
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di Barbara Calvi, Managing Director e Partner VisionMind
Buongiorno Andrea e grazie davvero per la tua disponibilità.
L’Impronta nasce dall’impegno di volontariato di un gruppo di amici: come avete trasformato una attività oratoriale in un’organizzazione così articolata e strutturata?
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Confermo, L’Impronta nasce da una storia di amicizia speciale. Tutto ebbe inizio durante il quarto anno delle superiori: nel tragitto in bicicletta verso scuola, ogni giorno, incontravo un ragazzo con disabilità gravi che le mattina aspettava il pulmino per recarsi alla “Speciale Don Gnocchi”. Allora funzionava così. Lo avevo già visto negli anni precedenti, durante le medie; eravamo su due piani diversi, per cui non avevo mai avuto modo di rivorgergli la parola. Non so spiegare perché, ma mi incuriosiva. Dopo qualche tempo c’è stato modo conoscerlo. Ricordo che uscimmo con un mio amico, lo portammo a fare un giro. La prima esperienza fu un disastro: non parlava, non comunicava, per quanto ci fossimo sforzati in quel pomeriggio non riuscimmo a stabilire un solo canale di contatto con lui. Una volta riportato a casa, la mamma ci raccontò che Davide, questo il suo nome, era riuscito ad attivare due semplici gesti che per dire sì e no. Fu l’inizio di una bellissima amicizia, imparammo a comunicare con gli sguardi, a condividere le passioni, il calcio tra le tante (anche se a dire il vero io sono milanista e lui interista), uscite, bei momenti insieme. Con il passare del tempo una delle suore a servizio dell’oratorio che tutti frequentavamo ci propose di creare il “Gruppo Handicappati”. Non erano tempi di politicamente corretto. Le descrizioni erano crude, ma noi sentivamo che quel tipo di descrizione non era quello che ci rappresentava. L’Impronta fu il nome che scegliemmo, perché Impronta era quello che volevamo lasciare, che voleva rappresentare il nostro modo di vivere il rapporto con la disabilità.
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Era il 1991 ed eravamo un gruppo di 40 giovani tra i 16 e i 30 anni, di cui la metà con problemi di disabilità. Alla fine del 1999, dopo viaggi, gite, esperienze, risate e giochi insieme L’Impronta diventa un’Associazione.
Da quel momento gli eventi si susseguono velocissimi:
Nel 2001 assumiamo Claudia, la nostra prima lavoratrice dipendente, nel 2004 saranno 25 le persone assunte.
Sempre nel 2001 nascono le prime attività di centro diurno; nel 2004 la comunità residenziale, in un crescendo sempre più articolato.
La nostra è stata una trasformazione, in certi momenti anche esplosiva. Progressivamente il nostro gruppo di amici si è trasformato in organizzazione, il volontariato non era più sufficiente. È stato un percorso fatto anche di strappi.
Abbiamo dovuto rincorrere, strutturare, imparare a gestire situazioni specifiche come i contratti lavoro, l’amministrazione, gli aspetti economici che all’inizio affrontavamo in maniera candida e forse anche un po’ingenua.
La nostra è stata una progressiva strutturazione, cercando sempre di trovare un equilibrio tra le esigenze di una realtà ormai aziendale e l’approccio alla persona che ci ha sempre caratterizzato dall’inizio.
Mantenere fede alle radici, ma anche gestire le necessità di una azienda e delle responsabilità che ne conseguono.
Persona, comunità, progetti, in questo modo potrei riassumere la nostra Vision oggi.
Attenzione alla persona, coinvolgimento della comunità locale, ricercare e gestire progetti che permettono di andare avanti di andare oltre.
Dal 2012 si sono susseguite le iniziative: GUStop, il nostro ristorante, la panetteria pasticceria, i laboratori di grafica e stampa, la gestione del delivery (cooperativa For-te), Agrivis con le attività agricole e sociali, la coltivazione degli ortaggi, il parrucchiere e tanto altro.
Parliamo subito del progetto Riabila. Come è nato? Quali sono gli elementi specifici che lo caratterizzano?
Il progetto Ri.Abi.La è la sintesi del nostro progetto. Riabilito, Abito, Lavoro.
Agli inizi avevamo a disposizione solo spazi marginali e maltenuti, ottenuti con dei bandi comunali o privati, i tipici lotti che nessuno vuole, perché troppo periferici o troppo malconci. Avevamo anche un budget limitato per le spese di ristrutturazioni. Fortunatamente, con il consolidamento della nostra reputazione e grazie a solide relazioni di fiducia, abbiamo iniziato ad avere più possibilità.
Il primo spazio su cui abbiamo effettuato un solido investimento è stato Ristorante Gustop, a seguire il centro Riabila e recentemente la cascina Agrivis.
Riabilito, Abilito, Lavoro dicevamo.
Il nucleo storico, quello che nasce con Davide e la nostra amicizia è sicuramente quello legato alla riabilitazione fisica, emozionale e relazionale.
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Il centro RiAbiLa offre numerose opportunità in questo senso. Abbiamo educatori a tempo pieno e volontari, in convenzione con gli enti locali.
Il concetto di Abitare è interpretato come un contesto dove convivono situazione di fragilità e non fragilità. È un mix di appartamenti abitati da famiglie che hanno scelto di supportare, famiglie che necessitano di molto supporto e assistenza continua, oltre che alcuni che sono abbastanza autonomi per un totale di 35 persone.
Infine il tema lavoro. Fin dal 2010 abbiamo iniziato a riflettere sulla possibilità di andare oltre alla attività educativa per soddisfare una dei bisogni principali dell’uomo, il lavoro.
Conosciamo bene il valore del lavoro, ci rendiamo conto di quanto sia importante. Immaginate per una persona che è abituata o a non essere visto o a essere guardata con compassione. Avere un lavoro significa poter dare un valore ed un senso a se stessi; sapere di non dovere essere dipendenti, ma di poter fare qualcosa per altri, essere importanti, valorizzati.
Già con il ristorante GUStop avevamo iniziato ad avviare dei rapporti di collaborazione con le aziende di servizi semplici (gestione dei pasti, catering), ma la vera svolta è avvenuta grazie all’incontro con il dipartimento CSR di una grande azienda.
A partire da una chiacchierata informale, e con una serie di incontri successivi, abbiamo ideato un servizio ad hoc, una vera coprogettazione con l’azienda per la gestione della disabilità nell’organizzazione: una attività utile operativamente e normativamente e che fornisce la possibilità di rendere concreto il piano di CSR.
Un progetto sviluppato in 18 mesi che si configura con l’assunzione di un gruppo di 10 ragazzi con disabilità intellettiva e psichica, senza patente, ma in grado di muoversi con i mezzi pubblici anche fuori città che gestiscono le consegne gratuite dei prodotti dell’azienda ai cliente, naturalmente se trasportabili in uno zaino.
Per l’azienda è stato una opportunità di avere una bella immagine, fidelizzare clienti e personale.
Oltre a ciò, nel centro RiAbiLa abbiamo aperto, botteghe, bar, vendita prodotti, un bistrot per la somministrazione di cibi e bevande e un parrucchiere. Situazioni che danno lavoro a 7 persone con disabilità.
I nostri numeri recitano oggi 44 lavoratori disabilità, regolarmente assunti secondo CCNL e complessivamente 500 famiglie fragili seguite, 150 operatori e 20 persone che gestiscono le realtà di somministrazioni.
Mi chiamo Andrea Miotti e facevo parte di quello strampalato gruppo di giovani amici che nel 1991 incontrarono “per caso” dei nostri coetanei con disabilità. Quell’esperienza ha avuto impatto dirompente sulla mia vita.
Da allora, pian piano imbarcando nuove persone e competenze, abbiamo fatto tantissima strada con grande passione e determinazione, con la forza di un gruppo che sa riconoscere i propri errori e opera ogni giorno per migliorarsi.
(Nella vita privata, spesso intrecciata con quella de L’Impronta, sono sposato con Giovanna e insieme abbiamo 4 splendidi figli)
Oggi quali sono le sfide organizzative e gestionali cui dovete far fronte? Quali sono i piani per il futuro?
Oggi le nostre sfide sono soprattutto quelle di essere una realtà caratterizzata da una forte complessità; dobbiamo gestire molteplici attività dispersive, varie ed originali.
L’organizzazione è davvero articolata. Si passa da attività educative e sociali in convenzione ad attività, botteghe e ristorati che sono vere e proprie realtà commerciali.
Tenere insieme questa complessità, mettere al centro le persone, ma far quadrare i conti è l’obiettivo che ci poniamo ogni giorno.
La nostra sfida è quella di poter gestire situazioni molto diverse, lavorando con persone che sono più fragili di quanto lo sia la maggior parte di noi. Persone che devono essere gestite come collaboratori, senza pietismo, con correttezza, e per i quali imparare e migliorare è vitale. L’ascolto in questo senso è fondamentale. Un ascolto che non è solo attento, ma che deve andare oltre le barriere, intercettare le difficoltà, comprendere quali siano le mansioni per cui ogni singola risorsa può essere adatto, autonomo per 20 ore settimanali almeno, e con una supervisione ed un supporto che non può e non deve essere continuo.
Organizzazione, gestione, sviluppo. Direi che non sono molto diverse dalle sfide di ogni organizzazione, solo forse, hanno caratteristiche peculiari.
Nelle organizzazioni aziendali si parla molto di New Normal o Next Normal. Cosa ha significato per la vostra organizzazione questa emergenza sanitaria? E come immaginate il futuro?
Il 2020 ha messo tutti noi alla prova. Come ogni organizzazione ci siamo dovuti adattare, per certi versi evolvere per poter garantire a tutti il diritto all’istruzione, alla riabilitazione, al lavoro, alla sicurezza nell’abitare.
Sicuramente non ci siamo persi d’animo ed abbiamo lavorato su due fronti: La gestione dell’ora e del futuro.
Rispetto alla gestione dell’ora le iniziative sono state finalizzate a-dare sostegno a chi era più in difficoltà e a riportare le persone fragili al lavoro.
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Ad esempio dal punto di vista della gestione dell’emergenza con l’Impresa Sociale, emblematico è stato il caso di GuStop, il nostro ristorante.
Anche noi siamo stati particolarmente colpiti dalla necessaria chiusura.
Il nostro obiettivo, soprattutto, è stato quello di poter mantenere continuità professionale per tutti i nostri dipendenti. Ci siamo attivati, quindi, per fare in modo che il nostro ristorante potesse avere un ruolo nel supporto ai più deboli e, in sinergia con il Comune Milano, grazie alla Fondazione di Comunità Milano abbiamo cucinato e distribuito 10.000 pasti a domicilio a persone e famiglie bisognose, soprattutto anziani soli e magari malati, impossibilitati ad uscire.
Abbiamo convertito anche i lavoratori di Forte, normalmente impiegati nella delivery dei prodotti aziendali, nel supporto e nella consegna dei pasti.
GustoLab, il laboratorio di panificazione, grazie anche al supporto di Ikea, ha dato un contributo per contribuire con il nostro pane ai centri di distribuzione alimentare diffusi sul territorio comunale.
Sul fronte Agrivis, invece, ci siamo organizzati con un semplice ecommerce. I numeri al momento non sono ancora alti ma con questa iniziativa è nato il primo gruppo di acquisto aziendale, grazie alla volontà dell'azienda De Agostini: innovazione e rinnovamento.
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Per quanto riguarda la parte educativa negli interventi di assistenza domiciliare, supporto scolastico, centri abbiamo applicato l’equivalente delle attività a distanza.
All’inizio è stato difficile, molti non erano abituati, ma sono nate delle belle esperienze che ci hanno consentito di mantenere vivi i progetti, le relazioni, in attesa di potersi incontrare nuovamente, a giugno.
L’esperienza più forte, però, è stata nelle abitazioni. Ci siamo sperimentati con i contagi Covid, l’impossibilità ad uscire, la necessità di salvaguardare famiglie e dipendenti. Gestire focolai o sospetti focolai. Emotivamente ha coinvolto tutti, ma tutti hanno scelto di continuare a lavorare per superare il momento difficile. È stata dura, ma ci ha mostrato quanto forte fossero le radici costruite.
Il futuro. Abbiamo pensato anche al futuro. Stiamo lavorando per darci ancora una maggiore strutturazione ed avere una più solida programmazione sul medio e lungo periodo.
In questo momento abbiamo due grossi progetti in corso.
La Cascina Agrivis, una realtà che stiamo ristrutturando e che sarà funzionale all’ampliamento dell’attività agricola, in dirittura di arrivo per l’estate 2021.
Il potenziamento ed ampliamento del panificio e pasticceria, con l’apertura di un laboratorio di pasta fresca, previsto per inizio 2022.
Entrambi questi progetti rimandano ad una filiera alimentare etica, biologica, sana: la pasta fresca sarà prodotta con grano autoprodotto, pomodoro e basilico coltivato da noi. Possiamo dire che la pasta sugo sarà l’emblema del futuro.
Stiamo poi lavorando per sviluppare nuove strategie ed integrazioni con le aziende. È importante mantenere vivo il confronto, anche per progettare nuove iniziative e pensare a quello che verrà.
Venendo alla stretta attualità, siamo nel mese di dicembre: quali sono le iniziative di L’Impronta in questo periodo?
La cosa più bella? Nei nostri servizi e nelle nostre comunità residenziali i bambini si stanno preparando per il Natale.
In Agrivis stiamo continuando a lavorare, gestendo progetti per il futuro, vivendo il presente in maniera attenta e consapevole.
E poi abbiamo pensato di pensare a trasformare il classico dono natalizio.
Ci siamo inventati un biglietto gioco. L’azienda lo preacquista e il dipendente, o il cliente/fornitore sceglie in autonomia come desidera utilizzarlo: come regalo classico, ritirando un prodotto, trasformando il regalo in una donazione, vivendo l’esperienza del regalo ad esempio, partecipando ad una iniziativa in Agrivis.
Visualizzare il futuro. Resistere, vivendo e rilanciare, ovvero guardare al futuro. Farsi trovare pronti e anche con nuove idee. Questo è il nostro augurio per il 2021.
Grazie davvero per questa testimonianza Andrea. Credo che siano molteplici gli spunti da trarre dal vostro percorso.
Come è possibile mettersi in contatto con voi?
Siamo sempre a disposizione, il dialogo con aziende e nuovi interlocutori è davvero importante per noi.
Buon Natale, allora e soprattutto che sia un Nuovo Anno di prospettive serene per tutti.
Per informazioni e contatti: