Il cambiamento repentino delle modalità lavorative di queste settimane ha messo sotto pressione le competenze delle persone che quotidianamente sono chiamate a dare vita alle aziende dall’intimità della propria casa.
Le possibilità di relazione, i legami e le modalità di interazione sono stati riconfigurati a volte nel giro poche ore, mentre ciascuno è stato chiamato a misurarsi con nuovi dilemmi con maggiore autonomia, forse in solitudine, a volte con un forte senso di pressione all’agire con urgenza.
Un webinar partecipato da colleghi di differenti aziende ha provato a sostare e guardare da vicino le tante scoperte recenti che quotidianamente le organizzazioni stanno facendo per provare a farne patrimonio comune per i giorni a venire.
Driver motivazionali
- Relazione
- Nuove canali di comunicazione e collaborazione si sono aperti generando configurazioni di networking flessibili.
- Processi di interazioni gerarchici sono stati messi in difficoltà dall’accelerazione degli eventi contingenti.
- Autonomia
- La capacità di generare idee, riflessioni e soluzioni prospettiche ha preso corpo come asset disponibili a differenti livelli delle organizzazioni.
- Sono emersi movimenti «regressivi» da parte di alcuni professionisti, bloccati dal contesto di incertezza anche su attività un tempo consolidate.
- Competenza
- Competenze, attitudini e abilità precedentemente non valorizzante sono state attivate da un contesto organizzativo e di lavoro nuovo e non programmato.
- La necessità di gestire la contingenza e l’urgenza attuale sta mettendo sullo sfondo la possibilità di tesaurizzare gli apprendimenti per il futuro.
L'azienda può farsi comunità
In una fase nella quale le interazioni quotidiane sono ridotte all’ambito strettamente domestico e a quello lavorativo, le organizzazioni sono chiamate a valorizzare il senso di appartenenza aprendo momenti di confronto sulle scoperte e le innovazioni avvenute in queste settimane, a livello operativo e personale.
Responsabilizzazione e riconoscimento
Le interazioni a distanza sfidano i professionisti a vedere e riconoscere da un lato l’importanza di una connessione emotiva fra le persone, anche come possibilità di parlare di ciò che si sta vivendo e dall’altra la capacità di molti collaboratori di offrire spunti e soluzioni in grado di gestire la contingenza e prefigurare la ripartenza.
Allargamento dello sguardo
L’home working «forzato» ha richiesto un allargamento del punto di vista con cui si guarda ai colleghi. Richiede di inserire il lavoro svolto delle persone all’interno del più ampio contesto territoriale di ciascuno, ma soprattutto nella fisicità dei tempi e degli spazi di vita agibili, comportando di conseguenza una sfumatura dei confini fra la dimensione personale e professionale.
Fattori di rischio
È cruciale non ignorare i rischi propri delle abitudini lavorative precedenti che in una fase di discontinuità possono ri-emergere, con forme nuove, come soluzione immediata per il loro valore di familiarità e routine rassicurante.
- Il controllo anche continuativo (con call, mail, etc.) delle attività in corso che sostituisce la verifica «a vista» oramai non più praticabile.
- La «censura» dei vissuti (anche di difficoltà) personali che oggi hanno un impatto specifico importante e che un tempo eravamo abituati a «lasciare a casa».
- I processi decisionali che sono in mano a singoli individui nei processi aziendali formali, che nel contesto attuale mostrano la limitatezza del singolo davanti a problemi complessi.
- La «invisibilità» delle competenze agite in questa fase, messe in secondo piano dalla necessità contingente di garantire la business continuity, che possono essere viste e riconosciute per trasformarle in apprendimenti per il futuro.